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Il periodico

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Indagine sui legami tra il “mondo del petrolio” e il potere politico-finanziario, alla scoperta delle verità nascoste sul futuro dei giacimenti, le guerre, le tensioni geopolitiche e l’uso dell’ “arma petrolifera” da parte dei maggiori produttori, prima fra tutti la Russia.
Rispetto all’amplissima produzione dei libri sul petrolio, i “Predatori dell’oro nero e della finanza globale” ha il merito di proporre un approccio inedito, per il quale eventi e vicende storiche vengono interpretati e spiegati dalle lotte sotterranee ( e non) per conquistare l’energia.
Che l’approccio sia questo, lo si capisce dall’inizio; il libro si apre infatticon le citazioni di due pesi massimi della letteratura ( Honorè de Balzac) e della storia del petrolio ( Daniel Yergin)
Il primo viene citato per sottolineare che esiste “una storia segreta, quella che contiene le vere cause degli avvenimenti, una “storia ignominiosa”; il secondo per ribadire che “il petrolio ha alimentato le lotte globaliper il primato politico ed economico. Molto sangue è stato versato in suo nome. L’intensa e a volte violenta ricerca del petrolio – per le ricchezze e il potere comporta continuerà fino a quando questa materia prima occuperà una posizione centrale”.

Il libro offre una panoramica molto ampia sulle questioni legate all’oro nero ( e al gas) e si articola in 10 capitoli ( ricchi di citazioni di esperti e analisti) che approfondiscono i diversi aspetti della questione petrolio: dalla teoria del picco, all’uso dell’oro nero come di un’arma; della nuova mappa del potere dell’energia ( vedi Russia e dintorni, l’Iran con la minaccia nucleare) al petrolio come maledizione (in Africa e non solo), passando per la tematica ambientale ( il pianeta in bilico) fino al ‘caso Italia ( emblematico per il titolo ‘la destabilizzazione italiana’), alla crisi finanziaria globale e all’ultimo capitolo dal titolo ‘tremontiano’ “la paura e la speranza”.
Dalla Geopolitica, allo scudo spaziale, dalle lotte fra 007 allo scandalo Eni—Petromin (pag. 156), dal traffico di armi (pag.192), alla P2, dagli attacchi dei pirati al terrorismo, il filo rosso che collega eventi drammatici della storia passata e presente.

L’analisi di Li Vigni parte da un interrogativo ricorrente: c’è il periocolo di un ‘picco’ del petrolio (e del gas)? L’autore mette a confronto diverse scuole di pensiero per arrivare ad una conclusione secca:il problema non è il picco ma la scrsità/insufficienza di investimenti e il ruolo abnorme della speculazione(“sul perolio si specula molto e si investe poco” citazione da Alberto Clò a pag. 27).
L”arma”petrolio viene descritta in tutto il suo potenziale deterrente, con un excursus fra passato (dal racconto degli shock petroliferi, alla rivoluzione in Iran, etc.) e presente (la sfida fra i ghiacciai per conquistare l’ultima frontiera del greggio, il conflitto in Georgia nell’agosto 2008 pag.132, la crisi finanziaria e gli intrecci con il mondo petrolifero etc), fino alla svolta verde di Obama.
Li Vigni delinea la mappa dei nuovi signori dell’oro nero e del gas. Russia in primis, con il suo “capitalismo di stato fondato sulle risorse energetiche” e le nuove e aggressive strategie di Putin, che poggiano sul controllo delle infrastrutture (“chicontrolla i tubi, controlla l’economia dell’acquirente pag.91), sull’enorme potere di Gazprom e sul “patto di ferro fra economia, politica e servizi segreti”.
Un patto di ferro al quale si oppone la fragilità del fronte europeo. Una fragilità che le recenti guerre del gas hanno portato allo scoperto, evidenziando le immense difficoltà dell’Europa a perseguire una strategia comune evitando di muoversi in ordine sparso.
Mentre “il costo politico della segmentazione del mercato europeo è diventato evidente”, Li Vigni non esita ad ‘accusare’ esplicitamente la Russia di sfruttare tutte le debolezze del fronte europeo: a suo giudizio “Gazprom e una pedina del Cremlino per impedire l’autonomia dell’Europa” approfittando della mancanza di un mercato unificato (pag.98).
All’Italia è dedicata un’analisi amara, che ripercorre tante vicende della nostra storia; dall’avvio delle privatizzazioni con l’incontro sul panfilo Britannia, all’attacco della lira del 1992.
Ma liberalizzare serve solo a creare monopoli privati si chiede Li Vigni (pag.241).
Altro tema forte le liberalizzazioni.

Benito Li Vigni, giornalista e storico, è stato collaboratore di Enrico Mattei. Oggi è considerato uno dei massimi conoscitori del rapporto che lega la produzione energetica all’economia internazionale, ad oggi ha pubblicato 16 libri:
1- I BRIGANTI- editore Pubblisicula, Palermo (1980)
2-IL CONTESTO E LA CRISI-EDITORE Novecento, Palermo (1984)
3 -LE PIETRE IN TASCA editore Cappelli, Bologna (1988)
4 -IL VICERE editore Pironti, Napoli (1992)
5 -OMICIDI ECCELLENTI editore Pironti, Napoli (1995)
6 -LA GRANDE SFIDA editore Mondadori, Milano (1996)
7 -L’EGIDA IMPENETRABILE editore Pubblisicula, Palermo (1998)
8 -LA BALLATA DI GANO E RINALDO editore il Segnale, Roma (1999)
9 -IL CASO MATTEI editori Riuniti,Roma (2003)
10 -LE GUERRE DEL PETROLIO editori Riuniti,Roma (2004)
11 -IN NOME DEL PETROLIO editori Riuniti,Roma (2006)
12 -IL CORAGGIO E LA STORIA ( con altri) – editori Univers, Teramo (2007)
13 -POEMA CIVILE editori Riuniti press,Roma (2008)
14 -LE VERUTA’ NASCOSTE editore Roma Live, Roma (2009)
15 -I PREDATORI DELL’ORO NERO E DELLA FINANZA GLOBALE editore Baldini Castoldi Dalai, Milano (2009)
16 -I SENTIERI DELLA LUNA editore Marsia, Milano (2009)

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