Secondo gli studi teorici i pannelli fotovoltaici dovrebbero garantire un’efficienza energetica pari al 30%, nella realtà pratica, tuttavia, i risultati si fermano al 20.
Uno studio tedesco, condotto presso l’Università Johannes Gutenberg di Magonza, sotto la coordinazione della Prof.ssa Claudia Felser, ha individuato gli elementi chiave per spiegare tale discrepanza tra teoria e pratica, gettando le basi per l’eleborazione di modelli in grado di offrire prestazione maggiori.
I ricercatori, infatti, ponendo sotto osservazione il materiale costitutivo dei pannelli a film sottile, il diseleniuro di indio rame gallio, hanno costatato che indio e gallio, al di sotto della temperatura ambiente, determinano superfici non omogenee, che in ultima analisi sono responsabili della riodotta capacità energetica. Tenendo, poi, presente che maggiori quantità di indio assicurano un’omogeneità superiore rispetto ai materiali in cui prevale il gallio, gli esperti concludo che, per ottenere prestazioni migliori, è necessario produrre panneli fotovoltaici alle temperature più elevate possibili e con un’alta percentuale di indio.
Fonti: Galileo
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