Fu nel 1941, dopo l’attacco a Pearl Harbour nelle isole Hawaii, che gli Stati Uniti decisero di abbandonare il loro isolamento per concentrarsi sull’edificazione di un equilibrio geopolitico globale, nel 1946 iniziò la guerra fredda, e dal quel momento in poi, decade dopo decade, la grande super potenza ha sempre trovato qualche motivo per fare ingerenze nella politica interna di altri Stati. Ma Barak Obama ha deciso di cambiare rotta, lo annuncia alcuni giorni fa in un discorso alla nazione della durata di 13 minuti. Il primo passo del disimpegno statunitense a livello globale partirà dall’Afghanistan, entro la fine del 2012 saranno infatti rimpatriati 33mila soldati, gli ulteriori 70 mila dovranno rimanere fino al 2014, ma non oltre. “E’ tempo di pensare alla costruzione della nostra nazione – annuncia il presidente – l’America non si impegnerà più per costruire un “perfetto” Afghanistan, martoriato da guerre, invasioni e regimi autoritari, si dedicherà invece alla propria patria, anch’essa vessata da una grave crisi economica e da forti problemi di disoccupazione”. I Talebani non si lasciano però ammaliare dalle dolci parole del Presidente Usa: “Sono solo slogan!” fanno sapere poco dopo il discorso.
Intanto altri Stati prendono ad esempio il governo statunitense, Germania, Francia e Gran Bretagna annunciano identiche intenzioni. Il primo ministro australiano invece non ne vuole sapere, le sue truppe rimarranno fino allo scadere del mandato Nato.
Si tratterebbe certo di una svolta epocale, intanto però nessun accenno è stato fatto riguardo la situazione irachena.
Fonte: peacereporter.it
Leggi Ancora