Sono più di 13 mila gli sfollati in fuga dalla città di Dongo, in seguito agli scontri aggravatisi il 29 ottobre scorso tra le forze di polizia congolesi e un gruppo di giovani del villaggio di Enyele, storicamente in lotta con gli abitanti di Monzaya. Gli aiuti per questa gente sono insufficienti: mancano medicinali, cibo, acqua potabile, alloggi e vestiti. Adesso, come dichiara la ONG “Médecins d’Afrique”, la paura è che possano diffondersi malattie. Un’emittente congolese, parla di tre decessi tra i rifugiati, di due donne incinte che hanno subito un aborto spontaneo e di una situazione umanitaria grave. Ci sono feriti e famiglie in difficoltà. Missionari, operatori dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e autorità congolesi stanno provvedendo alle prime necessità delle persone, che sono state ospitate all’interno di scuole, ospedali e campi, a Betou, Eboko, Boyélè e Landza, località raggiunte dagli sfollati dopo aver attraversato il fiume Oubangi. All’origine delle tensioni decennali tra il villaggio di Enyele e quello di Monzaya, c’è lo sfruttamento di un lago molto pescoso. La rivalità è aumentata a causa della crisi economica. Il governatore ad interim della provincia dell’Equatoria dichiara che il conflitto sia pilotato dalle autorità di Kinshasa, che nel frattempo hanno incaricato un gruppo di negoziatori di incontrare i giovani Enyele. Una speciale commissione, formata da ministri e deputati, indagherà sull’accaduto.
Fonte misna.org
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