“La popolazione del Kashmir vive sotto la più brutale occupazione del mondo”. E’ quanto ha dichiarato Arundhati Roy, scrittrice indiana, in occasione di un seminario tenutosi nella capitale New Delhi lo scorso 21 Ottobre. Un intervento con cui l’autrice ha dato voce al pensiero di milioni di persone, come lei stessa ha precisato in un comunicato stampa nei giorni successivi. E non è difficile a credersi, perché la regione del Kashmir, geograficamente collocata tra India, Pakistan e Cina, da tempo è messa sotto scacco da questi tre paesi che vorrebbero sovranità sul territorio, generando un clima di violenza e paura.
Oggi Arundhati Roy paga il prezzo della verità: accusata di ribellione contro il potere ufficiale dello Stato indiano, reato che è punito dal codice penale indiano con la pena dell’ergastolo. Ancora una volta, un’ingiustizia sta per compiersi.
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