Ti dicono quello che mangi, ma non sempre corrisponde a realtà. E’ vero che negli ultimi anni si sono intensificati i controlli affinché sui prodotti alimentari in vendita sia chiaramente indicato il contenuto e la provenienza, ma chi controlla la veridicità della dicitura?
A quanto pare nessuno. E’ quanto è emerso da una ricerca condotta da alcuni ecologisti irlandesi, che sottoponendo ad analisi campioni di pesce indicato come merluzzo nei negozi di Dublino, hanno scoperto che merluzzo non era. Analoghi accertamenti condotti negli Stati Uniti hanno dato gli stessi risultati, il ché suggerirebbe l’idea che il fenomeno di scarso monitoraggio delle etichettature possa essere diffuso a livello globale. Diverse le problematiche legate a questa circostanza. Non soltanto, infatti, una scorretta etichetttatura potrebbe generare errate percezioni in merito alla presenza dei prodotti sul mercato, facendo pensare, magari, ad un’ampia disponibilità di alcuni alimenti anche là dove, invece, non è così, ma soprattutto questo va a discapito del consumatore, con non trascurabili rischi per la salute, vista la possibilità di incappare inconsapevolmente in alimenti cui si è allergici.
Evidente l’urgenza di avviare una più efficace gestione dell’industria alimentare. Il Dott. Mariani, comunque, ricercatore che fa parte del team che ha portato avanti lo studio, rassicura: in futuro sarà più facile e anche più economico garantire la rintracciabilità degli stock ittici, grazie ai passi avanti compiuti nel campo della bioinformatica.
Fonti: Cordis
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