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Un team della Sapienza studia come modulare il cibo per indebolire le cellule tumorali rendendo più efficace la chemioterapia

Il gruppo di ricerca della Sapienza, coordinato da Filippo Rossi Fanelli, direttore del dipartimento di Medicina clinica, è impegnato da molti anni nello studio del rapporto tra nutrizione e cancro. La prospettiva più avanzata è di dimostrare come un’appropriata dieta ipocalorica incida non solo sul paziente, ma sul tumore stesso, rivelandosi un notevole supporto terapeutico.

Le cellule normali e quelle neoplastiche differiscono fra di loro per la diversa capacità di rispondere a stimoli esterni: in assenza di nutrienti disponibili, le cellule normali attivano delle vie metaboliche di protezione, mentre quelle neoplastiche non ne sono capaci per l’azione inibitoria degli oncogeni. Questa differenza potrebbe essere utilizzata per aumentare la resistenza delle cellule normali agli effetti tossici della chemioterapia e aumentare invece la sensibilità delle cellule tumorali agli effetti terapeutici della stessa. Questo meccanismo di “risposta differenziale allo stress (DSR)” permetterebbe di rendere la chemioterapia più efficace senza dover aumentare le dosi dei farmaci o svilupparne di più aggressivi e dunque esporre il paziente ai loro effetti negativi (nausea, vomito, fatigue, calo ponderale).
La possibilità di aumentare l’efficacia della chemioterapia attraverso la modulazione della dieta rappresenta un obiettivo molto interessante, in quanto economico e già disponibile.

Il team del professor Rossi Fanelli è stato chiamato come esperto dal New England Journal of Medicine (N Engl J Med 2012; 366:2319-2320) per commentare i dati di un recente studio sulla rilevanza clinica di questo approccio terapeutico ed evitare impropri utilizzi da parte dei pazienti.
In particolare il lavoro (Lee C. et al. Sci Transl Med 2012; 4:124ra27)  identifica le 72 ore peri-chemioterapia (il giorno prima, il giorno del trattamento e il giorno successivo) come un intervallo di tempo in cui interventi mirati possono determinare grandi risposte cliniche. Inoltre, dimostra come un intervento nutrizionale-metabolico nel periodo peri-chemioterapia possa aumentare l’efficacia della terapia farmacologica e ridurne gli effetti collaterali, al di là dei già noti effetti benefici sullo stato nutrizionale.
“In questo momento sono in corso negli Stati Uniti e in Europa studi clinici volti a confermare gli effetti dell’utilizzo della DSR anche nel paziente neoplastico – afferma Rossi Fanelli – e solo questi risultati potranno confermare se l’integrazione di farmacoterapia e terapia nutrizionale è applicabile all’uomo. Risultati ancora molto preliminari sembrano confortanti”.

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