• Marzo 19, 2024 12:19 pm

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Il Dott. Blandino è Coordinatore dei Laboratori di Ricerca dell’Istituto Regina Elena di Roma.

A che punto è oggi la ricerca contro il cancro?
L’obiettivo della ricerca in campo oncologico è di conoscere nel dettaglio i meccanismi molecolari delle patologie tumorali, meccanismi che sono alla base dell’aggressività e dell’invasività della malattia.
Un importante passo in avanti compiuto dal mondo della ricerca è stato l’individuazione del sequenziamento del genoma della cellula tumorale; comprendere le alterazioni geniche che determinano la formazione del tumore, infatti, è utile per individuare molecole che possono interagire e colpire direttamente la cellula malata.

Spesso gli organi di stampa diffondono informazioni relative a scoperte in campo oncologico, che tuttavia richiedono ancora anni di studio e successive sperimentazioni prima che possano tradursi davvero in un’eventuale terapia.
E’ utile veicolare notizie di questo tipo?

Dipende dal modo in cui viene gestita la divulgazione.  Ogni volta che i ricercatori aggiungono un tassello in più alle conoscenze relative ai meccanismi tumorali c’è la necessità di comunicarlo, tuttavia è indispensabile che le notizie non vengano alimentate in modo fazioso, perché non è un singolo dato di laboratorio che conduce alla cura del tumore, bensì un insieme di dati.

Nel panorama attuale dei team impegnati nella ricerca contro il cancro a livello mondiale, quali sono quelli più avanzati?
Istituti che hanno un’organizzazione strutturale tale che l’attività clinica si affianchi a quella di laboratorio, come avviene al Regina Elena o all’Istituto Oncologico Europeo, lavorano in prima linea, perché i dati che derivano dall’osservazione dei pazienti vengono immediatamente trasferiti nel campo della ricerca e, viceversa, le scoperte dei ricercatori possono essere portate direttamente al letto del paziente. Tuttavia, in questo percorso c’è una fase intermedia, che è quella del disegno di una molecola di sintesi capace di interagire con la malattia: operazione che è in mano alle case farmaceutiche, che pure hanno i loro laboratori. Per questo il rapporto con il privato deve essere virtuoso.

L’Ire ha promosso anche un progetto di prevenzione del tumore del seno: il Progetto Tevere…
Esattamente. Fare prevenzione significa operare ad un livello precedente all’insorgenza della malattia, ovvero cercare di intervenire in quell’arco di tempo, che può essere anche molto lungo, in cui si verificano tutte quelle alterazioni geniche che poi potrebbero portare allo manifestazione del tumore.

Il Progetto, quindi, è indirizzato a donne sane, che tuttavia presentino determinate caratteristiche che possono favorire lo sviluppo della malattia, come obesità e alterazioni metaboliche. E’, infatti, ormai appurato che modificazioni importanti del metabolismo hanno un ruolo determinante nella dinamica dei tumori; più precisamente, un accumulo di variazioni metabliche potrebbe favorire l’insorgenza del tumore.

Lo scopo del Progetto, allora, è quello di testare la capacità di prevenzione del tumore che può avere un farmaco che ha dimostrato di avere un ruolo importante proprio sul metabolismo, tanto è vero che da tempo è impiegato per il trattamento del diabete: la metformina.

La metformina potrebbe avere effetti benefici anche su altri tipi di tumore?
Sì, si ritiene che potrebbe avere un impatto positivo anche sui tumori della prostata, del colon o dello stomaco, anche se ovviamente per una conferma occorrerebbe avviare uno studio preciso di valutazione del farmaco su questo tipo di patologie.

E’ un farmaco che può avere controindicazioni?
Ha dimostrato di avere effetti collaterali di lieve entità e circoscritti all’apparato gastrointestinale, sebbene sinora sia stato valutato nel lungo periodo soltanto sui pazienti diabetici.

Quali sono ad oggi le armi per la prevenzione?
Oltre ad evitare i comportamenti a rischio, come, per esempio, il fumo, è senz’altro utile seguire una corretta alimentazione, svolgere attività fisica e più in generale condurre uno stile di vita sano.

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